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giovedì 13 giugno 2019

"La storia di Pilli": la bella favola di Antonietta Gnerre, in una nota di Gianni Maritati

Antonietta Gnerre, non solo scrittrice e poetessa di grande levatura nazionale, nonché presidente e organizzatrice del prestigioso Premio Prata, si rivela anche ottima favolista.
La ritroviamo dunque qui, in questa sua breve ma intensa favola, ricca di morale, piacevole da leggere anche per gli adulti, dal titolo "La storia di Pilli", Edizioni Scuderi di Avellino.

Riportiamo qui di seguito l'introduzione e scheda del libro a cura di Gianni Maritati, Vice Caporedattore del TG1:


Non c’è niente di più vero delle favole. E la favola del volpacchiotto Pilli, scritta con sagacia e passione da Antonietta Gnerre, lo conferma. Già il nome del nostro piccolo eroe è un riflesso di questa certezza: è preso dal cognome di un’antica casata toscana. Signori del contado fiorentino, i Pilli vantano un capostipite che fu fatto cavaliere nientemeno che da Carlo Magno, ai tempi del Sacro Romano Impero. La loro memoria genealogica, dunque, appartiene ai secoli che vanno via come granelli di sabbia nella clessidra della Storia… 
Con il suo aulico nome, il volpacchiotto Pilli rievoca sì un glorioso passato eppure in questa favola guarda anche ad un futuro che vorrebbe altrettanto radioso. Ma non può. Tanti ostacoli mettono a dura prova la sua crescita e il suo rapporto con il mondo: le canzonature dei compagni di scuola, i pregiudizi, le convenzioni… Finché Pilli trova la forza di reagire. La trova nello studio della musica, la sua grande passione. 
In un mondo magico e immaginario, quello delle favole, l’eroe ci viene incontro per dirci che c’è sempre un orizzonte più grande al di là delle nostre lacrime, un sole più splendente al di là del nostro dolore. Le favole ci insegnano che dobbiamo avere la forza e la voglia di reagire, di emergere al di sopra del grigiore che ci circonda e di trovare il colore giusto da dare alla nostra vita, di conquistare ogni giorno la pace interiore. Quella pace, capace di cambiare il mondo.  
E così Pilli, in attesa di un sogno, fa la differenza. Le favole sono vere proprio per questo."

Aggiungiamo, per concludere, qualche riflessione della stessa autrice:

Le favole insegnano a superare gli ostacoli della vita, le paure, le insicurezze, le ingiustizie. Il volpacchiotto Pilli, nel suo percorso di crescita e di maturazione, affronta tante difficoltà e combatte, prima di tutto, con l’insicurezza di sapere che sbaglia a prescindere. 

È profondamente deluso dal suo aspetto, dalla sua coda enorme e a forma di palla. È triste perché gli amici lo prendono in giro. È infelice perché non riesce a concentrarsi nello studio della musica delle foglie. Poi un giorno trova la forza di parlare con il suo maestro, che è la volpe più vecchia del paese. Scopre, con grande meraviglia, che c’è una possibilità (la speranza) di riappropriarsi della sua vita. Il maestro indica a Pilli di contemplare l’aquila della storia, la saggezza. Pilli un giorno la sogna e comprende che deve superare le sue paure con forza e determinazione. Il volpacchiotto percepisce che, impegnandosi nello studio dei suoni, ce la può fare “Perché tutti hanno il diritto e a volte anche il dovere di migliorare la propria esistenza”. Tutto cambia “Perché diventare migliori non è una cosa impossibile”. 
Oltre a questi messaggi di riscatto ce n’è un altro tra le righe, quello della pace tra tutti gli animali. Grazie a Pilli tutti gli abitanti del bosco comprenderanno che si può vivere insieme senza farsi del male, senza mobbizzare gli altri e senza discriminarli per i loro handicap fisici, ma valorizzando e armonizzando le differenze e i talenti di tutti.    
Le favole, come le fiabe, sono rivolte a tutti. Ci mettono davanti a delle prove che i personaggi devono affrontare e superare, come nella vita. Insegnano ad essere forti e a non perdere mai di vista la speranza, la verità.

G.V.
13/6/19



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L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

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Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

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