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Buona lettura e buona consultazione.

giovedì 7 marzo 2019

"Il lato basso del quadrato" in una dettagliata nota critica di Stefania Di Lino


Riporto qui di seguito una approfondita e interessante nota critica che la poetessa Stefania Di Lino, che ringrazio infinitamente, ha voluto dedicarmi per il mio recente libro di poesie "Il lato basso del quadrato", Edizioni La Vita Felice.

"Il lato basso del quadrato" di Giuseppe Vetromile, nota critica di Stefania Di Lino.

‘Mai finiremo l’esplorazione/ e la fine del nostro esplorare / Sarà giungere dove iniziammo/ E sapere per la prima volta il luogo.’
(T.S. Eliot, parte finale di Little Gidding)

‘: si va per tentativi aritmetici
soppesati la sera
prima di addormentarsi’
(G. Vetromile, Il lato basso del quadrato, pag.79)

Nella narrazione psicoanalitica, si dice che l’oggetto da perseguire non sia tanto quello che rientra nel linguaggio, quanto ciò che da questo ne rimane escluso.
Trovo tale definizione adattabile anche al linguaggio poetico che, perseguendo l’innominabile, si inerpica lungo i condotti ventrali di una lingua imperfetta, quindi mai esaustiva nell’esprimere il ‘tutto’, almeno nella direzione che il poeta ricerca.
Percorrendo questi sentieri, infatti, ci si imbatte in continue fratture, in vicoli ciechi;  cesure tra il significato e il significante che il filosofo Giorgio Agàmben definisce ‘snodi’ che conducono da una lingua a un’altra. Tanto è vero che si diventa poeti per dire quello che in altro modo sarebbe difficile esprimere - forse impossibile - grazie anche alla traduzione-trasposizione – poesia è comunque traduzione – e alla possibilità di ribaltamento di registro e di piani di significazione; grazie e in virtù di uno slittamento di livello - dovuti anche all’uso di figure retoriche- che solo l’arte e la poesia, per ambizione libertaria e per un mandato preciso di svincolamento dall’ordinario, possono concedere.
Ma tale libertà espressiva, per quanto pirotecnica e immaginifica, nella traduzione del suo compiersi, - nel suo farsi ‘carne e sangue’, come dice il Vasari a proposito della pittura eretica di Piero della Francesca – tale libertà espressiva, dicevo,  nel poeta non potrà mai sottrarsi alla finitezza della materia e all’imperfezione della parola: limiti dettati da un imprescindibile principio di realtà con cui l’artista deve necessariamente misurarsi per poter realizzare la sua opera. Si cede quindi qualcosa del progetto originario (o del sogno), e si acquista qualche altra in termini di creazione sul piano della realtà. E’ esattamente da questo momento che l’opera diventa autonoma per acquisire un’identità tutta sua, a volte sorprendente persino per lo stesso autore.

E Giuseppe Vetromile, poeta, si colloca in una posizione di un realismo raro e disarmante, aderente alla terra, avendo ben presente che tali limiti appartengono esattamente a tutti gli esseri viventi, situando in tal modo l’elemento umano non in posizione egemonica o antropocentrica - molto lontana, anzi antitetica  è infatti l’idea di dominio su chicchessia-  ma pari a un filo d’erba o a un coleottero, se non altro per destino, ma forse anche per scelta, situandosi nella parte bassa (forse la più viscerale?)  di un’ipotetica finestra (quadrata).  In ogni caso parallelo alla terra.

E tali limiti Giuseppe li dichiara con umiltà quasi mistica, direi francescana, con quella sobrietà e quel certo distacco che il caso, nella sua posizione geografica (già il Sud! ma a Sud di cosa?) gli conferisce.
Lo fa chiaramente, onestamente, senza infingimenti esornativi,  già nel titolo e nell’ introduzione che lui scrive per il suo libro – [...] Partire da costituenti minimi, da geometrie di base, da sottili lati fortemente aderenti alla terra [...] - ,  ma anche in alcuni versi, in cui viene citata la concretezza della materia:

[...]
Perduti noi siamo    mia cara
nelle viscere della materia

Cantare al cielo non serve
non serve il nostro sbattere d’elitre fasulle
[...]

La geometria piana dunque, e più genericamente intesa, una visione scientifica della materia che ci rende corpi proiettati nello spazio, (forse ologrammi mescolati alla ‘stessa sostanza dei sogni’), sono il leit motiv, il filo rosso che ci guida tra i versi, ed è ciò che intride e pervade il discorso lirico di Giuseppe Vetromile nel suo poema, alto per forma e per intenti, ma che non rifugge da una certa sfumatura intimista – commoventi i testi dedicati alla madre e al padre - , e un certo tono colloquiale, dovuto all’intercalare ricorrente con cui si rivolge a una ascoltatrice ideale, appellandola affettuosamente con ‘mia cara’; un interporre quasi anaforico che rende il dettato poetico ancor più catturante, originale anche per l’uso dei due punti  collocati all’inizio del verso.

E l’uso della metafora geometrica, attinente alla formazione culturale del nostro poeta, in effetti, si giustifica ricordando l’etimologia della parola stessa che deriva dal greco antico  γή = ‘terra’ e μετρία, metria = ‘misura’, e pur evitando di citare importanti pensatori dell’antichità a tal proposito, comprendiamo appieno l’accezione filosofica del termine e il portato simbolico su cui si fonda la felice intuizione lirica e direi tutto l’assioma poetico di Giuseppe Vetromile.

Ciò anche a sfatare il persistente pregiudizio di un antagonismo, anzi addirittura di una incompatibilità, tra la visione poetica del mondo, che si vuole per ignoranza e pregiudizio, più romantica ed evanescente, contro un presupposto rigore della geometria e dei numeri più in generale, che in quanto tali, dovrebbero essere più credibili rispetto alla prima. Ma, e chiedo, esattamente in virtù di cosa?

Per ciò che mi compete, visto e appurato l’uso manipolativo delle cifre quanto delle parole, agilmente sorvolerei su tale infondato stereotipo, comprendendo in un unico orizzonte l’imprescindibile dialettica tra pittura e filosofia, matematica e poesia, scienza e arte, in passato tutt’altro che disgiunti, senza preclusioni di sorta, poiché è proprio la letteratura stessa a parlarci spesso di scienza, interrogandosi, proprio come il nostro poeta, sulla condizione umana e sul senso della nostra postura nel cosmo.
Anzi, in questo caso è il poeta a denunciare la fallacità della scienza, avvisandoci quasi alla maniera di Dostoevskij, che la ragione non è tutto e non soddisfa completamente,  non basta, e la geometria con i suoi teoremi, o la matematica con i suoi numeri, non spiegano, perché non sono in grado di spiegare:  Da questa casa pitagorica non sfuggirò/ che al declino dei numeri totali/.quando avrò reso le mie cose al mondo/ e sarò sogno di me stesso/in cammino tra le stelle/ (pag.18). 
 E nei versi del nostro poeta, la vita è rappresentata ossimoricamente come un ‘cerchio’ tutt’altro che perfetto, anzi ‘ambiguo’, con tutte le manifestazioni dell’esistere, l’affanno del vivere, le illusioni (pag. 22):

Ho con me una tabella

Non entra la ragione in questo breve spazio di luce
cunicolo tra una preghiera e un altro affanno
non entra l’evidenza del teorema euclideo
nel cerchio ambiguo della vita

: da una morte non si ricava l’equazione del cosmo
e il sogno continua all’infinito
come sparlando di questa verità di bocca in bocca

Ho con me una tabella
mia cara
per calcolarmi i passi esatti lungo il crinale
e lo sbattere giusto delle ali
verso il cielo

: così almeno l’illusione è perfetta
quanto la felicità di un’addizione

ma è tutto vano
: ho compreso il gioco della materia
in questi laterizi abbandonati

nessun grido nessuno dolore
: il paese finto giace
sotto gli occhi stupefatti

e continuiamo mia cara a credere
che tutto stia solo ora
a iniziare


Un poeta, quindi, è tale se è portatore di una visione del mondo, di un suo specifico originale punto di vista e su di sé assume, poeticamente parlando, le conseguenze di tale visione. Parlo della responsabilità della parola e della soglia verso cui, il poeta conduce i suoi lettori.
Giuseppe Vetromile, come dicevo, si dichiara da subito con la sua ‘poesia onesta’ (pag.9):

Geometrie spurie

la parte bassa del quadrato è un lato sottilissimo
umile   inerte
e sta fermo dall’eternità della legge
a sorreggere le sorti della buona geometria

laddove per ‘buona geometria’, si legga una possibile vivibile traduzione di senso dello stare al mondo, ma anche –  e siamo al topos poetico – l’andarsene da questo mondo (pag.71):

[...]
Dove andrò la casa sarà memoria d’aria e d’ombra
e sarò scritto col dito di Dio sulla faccia della terra:

di me più nulla eppure in ogni dove
combacerò perfettamente a tutto l’orizzonte

e così via fino al bellissimo testo sul fabbricato Esse che chiude il poema sulla inesauribile circolarità che alterna la vita alla morte, e viceversa, o se si vuole, tra l’entrare e l’uscire dal mondo.

In uno splendido dramma dedicato a Galileo,  in cui la diatriba, visti i tempi,  si gioca tra religione e scienza, ma il paragone calza benissimo anche con la poesia, Bertolt Brecht fa dire al fisico e astronomo del ‘500 : ‘Rimetteremo tutto in dubbio [...]  Quello che troviamo oggi, domani lo cancelleremo dalla lavagna e non lo scriveremo più, a meno che posdomani, lo ritroviamo un’altra volta. Se qualche scoperta seconderà le nostre previsioni, la considereremo con particolare diffidenza. [...] E solo quando avremo fallito, quando, battuti senza speranza, saremo ridotti a leccarci le ferite, allora, con la morte nell’anima cominceremo a domandarci se per caso non avevamo ragione.’

Stefania Di Lino


6/3/2019

domenica 3 marzo 2019

L'interessante Progetto Terra - Natura di Daniela Cococcia


Riportiamo qui di seguito il testo di un interessante progetto ideato e curato da Daniela Cococcia, solerte e bravissima organizzatrice di eventi culturali importanti, soprattutto in ambito artistico e sociale. Daniela svolge la sua intensa attività principalmente ad Ostia, ma i progetti e gli eventi che con grande competenza ed entusiasmo riesce a realizzare, la portano in tutta Italia. Da notare che non è supportata da nessun Ente e da nessuna Associazione, ed è per questo da ammirare e incoraggiare. Ho avuto personalmente il piacere di collaborare con lei, recentemente, per un bellissimo evento a Bacoli, che ha visto la partecipazione di tantissimi poeti, pittori e artisti in una piacevole serata di Estemporanea artistica.
Ed ecco il nuovo progetto, al quale invito tutti a partecipare.

Progetto Terra-Natura

La Terra è materna e nutriente, pratica e concreta, solida e rigogliosa. La Terra racchiude in sè le caratteristiche del grembo materno che accoglie la vita e la nutre, ha le qualità della costanza, pazienza e forza.
Questa premessa nasce dal desiderio di realizzare un progetto legato alla Terra-Natura, creare un progetto che rappresenti la Terra nel suo più grande significato.
Si può descrivere la creatività della Terra (con temi religiosi), di Madre Natura legata agli esseri umani (la nascita di un bambino), di tutto ciò che vediamo ogni giorno con i nostri occhi, tutto ciò che ci coinvolge psicologicamente. Praticamente il tema è vasto per tutti gli Artisti:

- I pittori (la pittura o altra forma..)
- I fotografi (Fotografie a non finire...)
- I poeti (Poesie)
- Gli scrittori (Testi narrativi)
- I musicisti (canzoni)
- Artisti di teatro attori e registi (piccolo testo o altro)
- Giornalisti (articoli o testi)
- Geologi (testi o articoli).

Questo progetto vuole raccontare il connubio che esiste tra l 'uomo e la natura attraverso i percorsi sensoriali, emozionali e visivi degli artisti presenti in questa antologia. Ognuno di loro proverà a raccontare, scegliendo il cammino a lui più consono, come ha interagito con la terra e la natura. In molti casi si tratta di un vero e proprio viaggio con se stessi, un cammino interiore, intimo o corale che ha permesso all'autore di sentirsi parte di un universo cosmico visibile con la natura circostante. Ecco allora che a seconda delle esperienze individuali, l' antologia diventa un mosaico di situazioni, storie, momenti e esperienze da condividere.

In questo progetto desidero inserire anche due associazioni che si occupano e si interessano della crescita formativa dei bambini.

Il Teatro potrebbe essere di grande aiuto per realizzare rappresentazioni teatrali, potremmo svilupparle in base a tutte le opere artistiche presentate.

Naturalmente se siete d'accordo realizzeremo un'antologia dedicata....
Poichè il tema è molto interessante, cercheremo di realizzare ove fosse possibile e con la collaborazione di tutti, eventi straordinari su questo tema meraviglioso.

Per i Poeti massimo tre poesie
Per i fotografi max tre opere.
Per il teatro un testo max tre pagine..o oltre da valutare.
Per gli scrittori max tre pagine
Per i giornalisti articolo o testo narrativo.
Per i geologi testi o saggi max tre pagine.
Per i musicisti max tre canzoni
Per i pittori max tre opere

Non è prevista nessuna quota di partecipazione, quando uscirà l'Antologia sarebbe cosa gradita acquistarne almeno una copia. Verranno programmati gli eventi e le date in base all'uscita del libro.
Questo gruppo non ha un'Associazione, tutte le spese legate alle presentazioni, affitto location e pubblicità mediatica saranno a carico della sottoscritta. La Casa editrice deciderà quante copie pubblicare, quelle rimanenti non acquistate dagli Artisti saranno a carico della Curatrice del libro (me medesima), per cui invito gli artisti partecipanti almeno all'acquisto dei libri.

Chiamatemi per tutte le informazioni. Daniela Cococcia 338.3662125


Inviare i lavori all'Editore Fuorilinea: riccardomartini@fuorilinea.it e per conoscenza a Daniela Cococcia: cococciad@libero.it , completi di note bio-bibliografiche

Il II Volume dell'Antologia "Transiti Poetici"

CIRCOLO DELLE VOCI, Vol. I°

"Gusti di...versi", Ristorante Albergo dei Baroni, Sant'Anastasia (Na), 13 marzo 2015

La mostra "Il respiro della materia / I colori dell’anima"

Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"