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giovedì 19 giugno 2014

"Nel rosaio che punge di versi", di Giuseppina Fazio

Quando si parla di poesia, e di tutto ciò che in qualche modo riconduce ad essa, al suo mondo, è facile riferirsi ai grandi personaggi che hanno dato lustro a questa arte sopraffina e importantissima, sia delle epoche passate, sia della nostra contemporaneità. E quindi il pensiero va ad Orazio, Dante, Leopardi, Ungaretti, Montale, Luzi, Merini, per citare solo qualche Nome illustre della nostra Letteratura.
E' chiaro d'altra parte che accanto a questi Grandi, ce ne sono stati e ce ne sono altrettanti, validissimi, e l'elenco sarebbe anche troppo lungo da comporre, che non hanno avuto la stessa notorietà, per vari motivi che non staremo qui ad esporre. Dico questo, perché ogni qualvolta mi capita di trovarmi dinanzi ad un libro di un poeta esordiente o già esperto in questo campo, ma non ancora del tutto affermato, inevitabilmente mi viene da riflettere sul perché tanta buona qualità poetica non debba essere giustamente riconosciuta, apprezzata e ulteriormente incoraggiata: quando, invero, mi trovo dinanzi una poesia che abbia tutte le carte in regola per essere veramente tale! Non che voglia paragonare il poeta o la poetessa "Ics" ad uno di quei Grandi di cui sopra, beninteso, ma è certo che la buona Poesia, facendosi amare e "rapire" già ai primi versi di una raccolta, di un libro, si manifesta pienamente e dignitosamente anche da parte di chi la vive parzialmente in ombra e non al sole pieno come i Grandi, i Noti, gli Affermati. Quando è vera Poesia!
Tutto questo preambolo per dire che Giuseppina Fazio, poetessa lancianese, è da ritenersi senz'altro appartenente a quella nutrita schiera di persone (nutrita ma non numerosissima!) che fanno ed esprimono poesia in modo egregio, anche se non molto conosciute nell'"entourage" canonico, classico, del panorama letterario e poetico italiano contemporaneo; almeno per il momento!
Leggendo quindi "Nel rosaio che punge di versi", ho subito percepito la buona aria della vera poesia, di quelle che ti meravigliano positivamente già scorrendo i primi versi, e la mia riflessione immediata è stata appunto quella sui poeti egregi e sulla poesia buona che purtroppo fatica a diffondersi e che certamente meriterebbe una maggiore visibilità e affermazione. Cosa che non escluderei a priori per la nostra brava lancianese Giuseppina Fazio, sorella peraltro di una poetessa già abbastanza nota: Nicoletta!
I numeri, le cifre, come suol dirsi, in Giuseppina, ci sono davvero e sono di qualità ineccepibile.
Le sue costruzioni poetiche cominciano quasi in sordina, in un silenzio di attese e di aperture al mondo: come in un rosaio che punge di versi, titolo di questa bellissima raccolta poetica, i componimenti di Giuseppina pungolano, ma senza ferire, l'animo del lettore, quasi a stimolarlo, a convincerlo ad aprirsi, ad aprire il proprio cuore e la propria mente per meglio affrontare il cammino del mondo, un rosaio per l'appunto! Ed ella, come dicevo, si accosta al suo racconto poematico lievemente: "Lumache i miei / versi / strisciano lente. / Ma fa' che piova... / arriveranno / all'improvviso / come il temporale, / per riperdersi / al primo raggio / di sole. / Ma fa' che piova."
Poesie brevi, incisive, delicate, ma nello stesso tempo pregne di un significato profondo, che va ben al di là della connotazione scritturale, in quanto le parole, i termini, assumono spessore e a volte un forte senso metaforico o addirittura allegorico: "La penna che usi / non semina che disperati / incanti. / Ma le sirene / ti parleranno / ancora / di chiacchierate solitarie / con un cuore / cui s'appigliano / le spume del mare. / La nube che t'adombra / sarà acqua / per nuove spighe / e nuovi papaveri." Così il senso profondo dei suoi versi si allarga a dismisura, travalica la materia, il mare e il cielo, le ombre, il sole, per cercare nel mistero del creato la ri-creazione, la nuova speranza, la nuova fioritura, le nuove spighe. E questo, nonostante il chiacchiericcio delle sirene accanto, cioé il disturbo di sottofondo della quotidianità asettica e ortodossa.
E' un canto sommesso rivolto alla natura, un canto sussurrato ma veemente, che infonde coraggio e speranza: questo il sottile ma significativo sottofondo o filo conduttore che risulta evidente leggendo le poesie di Giuseppina Fazio in questo "Rosaio che punge di versi". I suoi temi poetici spaziano dalla memoria all'ambiente, dalla società alla natura, a volte sono proiezioni dell'intimo su un tessuto di cielo e di luci esterno, ma che non è separato, non è diviso dal proprio mondo interiore. A volte Giuseppina prende ottimi spunti da citazioni di altri, e l'esergo scelto molto opportunamente all'inizio dei suoi versi non fa che avvalorare l'intera sua poesia: come in "Versi di contrabbando", per esempio, in cui la nostra brava poetessa prolunga in un certo qual modo la citazione del Montale (Non ho che queste parole / che come donne pubblicate / s'offrono a chi le richiede; ...) per continuare a dire: "Oggi faccio / quattro versi / di contrabbando / rubati / dalla pila / dei piatti / per lisciarmi / le mani / dopo tanto ciarpame, / riapro i cassetti, / cerco un foglio, / uno solo, / che non abbia una notizia, / un deposito d'unto, / un debito di ricordi / con il cuore. ....."
Un libro ben progettato e realizzato, anche dal punto di vista tipografico: bello e comodo da portare con sé e da aprire seduto su una panchina del lungomare o in una piazza medioevale sorvolata dalle rondini festanti. Una poesia che merita di essere letta e conosciuta ancora di più, perché Giuseppina Fazio è una di quelle poetesse che lavorano in silenzio e con studio pertinace, ma con il cuore in mano, con tutto l'amore verso il mondo e verso l'uomo.

Giuseppina Fazio, "Nel rosaio che punge di versi", Tabula Fati Editore, 2013.

Giuseppe Vetromile
19/6/2014

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La mostra "Il respiro della materia / I colori dell’anima"

Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"