
Il mondo poetico espresso da un autore attinge
inevitabilmente dalla sua personalità, dalla sua sensibilità ma anche dalla sua
esperienza di vita, dalla sua formazione professionale e dai suoi studi. Il
tutto naturalmente ha origine in quel luogo misterioso senza tempo e senza
spazio che è il fondamento della persona, chiamiamolo "cuore", anima,
spirito o in qualunque altra maniera che possa anche minimamente avvicinarsi
all'indefinibile essenzialità dell'uomo. L'atto creativo, che si manifesti poi
attraverso l'arte della scrittura poetica, o del disegno, o della pittura,
della musica o di qualunque altro possibile ramo artistico, è prerogativa di
noi umani, uniche "creature" al mondo atte a "ri-creare"
continuamente il mondo stesso, plasmandone la materia a disposizione ma anche
le tecniche comunicative, la parola, il "verbo". E poi l'informe
crogiolo di idee e di concetti che ribolle in noi, pronto ad estrinsecarsi in
pura poesia, o in un quadro, o in un testo musicale, deve però subire il filtro
attento dell'intelligenza, il lavoro di perfezionamento messo in atto dal
nostro cervello. Ma l'impeto creativo parte dal nostro profondo io.
Ora, una vita dedicata allo studio di materie scientifiche,
di applicazioni nel campo della fisica e della matematica, dove la ragione e la
razionalità regnano necessariamente sovrani, e dove non c'è altra soluzione
ammissibile al "due più due fa quattro" (almeno rimanendo nel campo
della macroquotidianità e senza tirare in ballo le teorie della probabilità o
addirittura della meccanica quantistica), è possibile che possa generare
poesia? E addirittura poesia d'amore?
Un poco se ne è discusso durante una interessante riunione
di poeti che nella vita di tutti i giorni si occupano di cosiddette "cose
scientifiche", tenutasi ultimamente a Castellammare; sta di fatto, e del
resto non poteva essere altrimenti, che la professionalità e gli studi
scientifici non solo permettono e ammettono l'attività umanistica e nella
fattispecie poetica, ma anzi la integrano, la rigenerano, la ri-connotano,
aprendo varchi nuovi e interessantissimi, mutuando da quel mondo scientifico la
forza creativa, i paradigmi e le leggi, le interazioni e i princìpi. Ne può
sortire una poesia nuova, ricca di elementi appartanenti ad un mondo che solo
apparentemente è fuori da noi, ma che in realtà ci permea e ci completa fin
nelle più piccole e rarefatte molecole.
Libera Nasti, laureata in fisica, docente di "elementi
di fisica per il restauro", è poetessa che solo apparentemente mette da
parte il suo excursus professionale per illuminare i suoi componimenti poetici
costruiti con la perfezione e l'armonia del mondo fisico, ma dotati nello
stesso tempo di una carica emozionale e sentimentale che da quel mondo sembra
essere avulsa, distaccata.
La sua materia è principalmente l'amore, che lei modella
come una struttura molecolare, sempre rinnovata e rinnovabile, o come un
modello matematico che si adatti alla perfezione alla sua anima, al suo cuore:
due mondi diversi, apparentemente distinti e separati, ma che in Libera Nasti
si fondono e si integrano. L'amore è una storia passata, ma che torna sempre,
rivive e si rimanifesta anche inconsciamente, come la nuvola elettronica
attorno al nucleo centrale: è una probabilità di esistere, ed infatti esiste.
Si tratta qui, dunque, di un vero e proprio
"rendez-vous" poetico, come già il titolo della raccolta vuole
proporre e descrivere. Il termine è senza dubbio tecnico, ed è sovente
utilizzato nell'aeronautica spaziale, quando due navicelle devono congiungersi
in orbita. Chiamiamolo anche "appuntamento", un incontro o
appuntamento puntuale, perché abbisogna di precise coordinate spazio-temporali.
Il "rendez-vous" poetico di Libera Nasti si concretizza dunque
attraverso la congiunzione, oserei dire perfetta, cronometrica, tra la sua anima
e il mondo circostante. Avviene una sola volta, si avvera nel progetto poetico
del libro, ma poi si eternizza, acquista valore universale.
La poesia di Libera Nasti, almeno in questo suo primo libro,
non è apparentemente costruita su schemi e strutture che possano riferirsi
direttamente al mondo scientifico, fisico o matematico, ambiente del suo lavoro
quotidiano. Il suo linguaggio poetico è diretto, è romantico, è ricco di
sentimenti ed è fortemente armonioso. Nulla a che vedere, dunque, con il linguaggio
lontano e preciso di una certa connotozione scientifica. Ma sta proprio qui il
senso del suo "rendez-vous": un incontro, un possibile incontro e successiva
integrazione tra il suo essere, la sua anima, e il mondo esterno. Significativa
a questo proposito la metafora dello specchio, utilizzata nella poesia
"Olrac", la seconda della raccolta: "Olrac, dolce sentinella delle mie cure, / dolce pensiero e affanno, /
tenero e pensoso il mio canto, / ma pure lugubre e affranto diviene, / se
celati sono i tuoi segni e le tue parole… / … Olrac e Carlo, luce e ombra mia".
E' chiaro qui che la nostra poetessa si riferisce al suo amato, Carlo, ma nello
stesso tempo è l'immagine specchiata di se stessa, che diventa
protagonista-oggetto della storia. Un rendez-vous tentato, realizzato, per un
attimo, per un tempo indeterminato, in uno spazio preciso ma indifferente, ma
poi alla fine "staccato" dal proprio cuore e dalla propria anima.
Resta però nello specchio sempre vivo il riflesso di quell'"Olrac"
che ora risorge e diventa esso stesso forza impulsiva e disponibile verso se
stessa e verso gli altri, verso il mondo: un amore che è fiamma, che è nucleo
fondamentale, che non può estinguersi e che dunque abbraccia tutto il mondo
esterno di Libera.
Ne sortiscono poesie d'amore di grande intensità emotiva,
basate sul ricordo che è fuoco sotto la cenere, che è plasma pronto a
espandersi all'infinito, impeto sentimentale trattenuto a stento tra i versi.
Momenti di vita quotidiana, gesti semplici, ricordi, nostalgie, sospiri, ripensamenti…
sono questi i cardini su cui Libera Nasti realizza il suo progetto poetico, in
questo libro dedicato essenzialmente al sentimento amoroso, che viene da lei
esaminato sotto la lente d'ingrandimento del suo cuore e del suo talento
poetico, suddividendolo in tre parti: "Innamoramento", "Poesie
d'amore perduto", "Amore incompleto".
Il libro è però integrato da altre due sezioni:
"Esistenziale" e "Natura", dove la nostra autrice affronta
più specificatamente il senso della vita, come per esempio nella poesia
"La vita", in cui ella afferma: "Valeva la pena nascere / per poi essere sicuri di morire? / Sì, per
tutto ciò che c'è in mezzo! / Per quest'attimo in cui sento la vita scorrere
forte in me, / nelle mie vene e nei miei tessuti."
Nella sezione "Natura", troviamo probabilmente una
Libera Nasti più vicina agli argomenti di carattere scientifico di cui si è
parlato prima, tanto è vero che ella affronta e descrive con eleganza e armonia
strutturale elementi della "natura". Leggiamo infatti in
"Luce": "Si riflette
sull'acqua dei rivoli della strada, / vibra nel vento, / l'annuncia il suono dell'uccello. / Eccola: / si apre uno
scorcio ed entra la luce / la luce che abbraccia e accoglie"… E con
questo verso, chiudiamo la breve riflessione sulla poetica di Libera Nasti,
perché proprio qui, credo, si richiude l'infinito cerchio, o se vogliamo
"specchio", del suo mondo e della sua poesia: un vedersi dentro, un
anelare all'amore, quell'amore fisico già provato ma che poi si universalizza
nei confronti del mondo e della natura, una continua tensione verso la
speranza.
Libera Nasti, "Poetic rendez-vous", Homo Scrivens,
2016
Giuseppe Vetromile
13/6/16