Taccuino Anastasiano è il proseguimento del Blog "Circolo Letterario Anastasiano", con il quale rimane comunque collegato (basta cliccare sul logo del CLA).
Sarà questo un blog essenzialmente dedicato alle recensioni, alle notizie letterarie, alle presentazioni di libri ed agli appuntamenti ed incontri relativi al nostro territorio vesuviano, e non solo: dedicheremo spazio a tutte le notizie interessanti che ci giungeranno, con lo scopo di fornire valide informazioni culturali e spunti di riflessione su temi di carattere poetico e letterario in generale.
Buona lettura e buona consultazione.

lunedì 13 giugno 2016

Il "Rendez-vous" poetico di Libera Nasti

Il mondo poetico espresso da un autore attinge inevitabilmente dalla sua personalità, dalla sua sensibilità ma anche dalla sua esperienza di vita, dalla sua formazione professionale e dai suoi studi. Il tutto naturalmente ha origine in quel luogo misterioso senza tempo e senza spazio che è il fondamento della persona, chiamiamolo "cuore", anima, spirito o in qualunque altra maniera che possa anche minimamente avvicinarsi all'indefinibile essenzialità dell'uomo. L'atto creativo, che si manifesti poi attraverso l'arte della scrittura poetica, o del disegno, o della pittura, della musica o di qualunque altro possibile ramo artistico, è prerogativa di noi umani, uniche "creature" al mondo atte a "ri-creare" continuamente il mondo stesso, plasmandone la materia a disposizione ma anche le tecniche comunicative, la parola, il "verbo". E poi l'informe crogiolo di idee e di concetti che ribolle in noi, pronto ad estrinsecarsi in pura poesia, o in un quadro, o in un testo musicale, deve però subire il filtro attento dell'intelligenza, il lavoro di perfezionamento messo in atto dal nostro cervello. Ma l'impeto creativo parte dal nostro profondo io.
Ora, una vita dedicata allo studio di materie scientifiche, di applicazioni nel campo della fisica e della matematica, dove la ragione e la razionalità regnano necessariamente sovrani, e dove non c'è altra soluzione ammissibile al "due più due fa quattro" (almeno rimanendo nel campo della macroquotidianità e senza tirare in ballo le teorie della probabilità o addirittura della meccanica quantistica), è possibile che possa generare poesia? E addirittura poesia d'amore?
Un poco se ne è discusso durante una interessante riunione di poeti che nella vita di tutti i giorni si occupano di cosiddette "cose scientifiche", tenutasi ultimamente a Castellammare; sta di fatto, e del resto non poteva essere altrimenti, che la professionalità e gli studi scientifici non solo permettono e ammettono l'attività umanistica e nella fattispecie poetica, ma anzi la integrano, la rigenerano, la ri-connotano, aprendo varchi nuovi e interessantissimi, mutuando da quel mondo scientifico la forza creativa, i paradigmi e le leggi, le interazioni e i princìpi. Ne può sortire una poesia nuova, ricca di elementi appartanenti ad un mondo che solo apparentemente è fuori da noi, ma che in realtà ci permea e ci completa fin nelle più piccole e rarefatte molecole.
Libera Nasti, laureata in fisica, docente di "elementi di fisica per il restauro", è poetessa che solo apparentemente mette da parte il suo excursus professionale per illuminare i suoi componimenti poetici costruiti con la perfezione e l'armonia del mondo fisico, ma dotati nello stesso tempo di una carica emozionale e sentimentale che da quel mondo sembra essere avulsa, distaccata.
La sua materia è principalmente l'amore, che lei modella come una struttura molecolare, sempre rinnovata e rinnovabile, o come un modello matematico che si adatti alla perfezione alla sua anima, al suo cuore: due mondi diversi, apparentemente distinti e separati, ma che in Libera Nasti si fondono e si integrano. L'amore è una storia passata, ma che torna sempre, rivive e si rimanifesta anche inconsciamente, come la nuvola elettronica attorno al nucleo centrale: è una probabilità di esistere, ed infatti esiste.
Si tratta qui, dunque, di un vero e proprio "rendez-vous" poetico, come già il titolo della raccolta vuole proporre e descrivere. Il termine è senza dubbio tecnico, ed è sovente utilizzato nell'aeronautica spaziale, quando due navicelle devono congiungersi in orbita. Chiamiamolo anche "appuntamento", un incontro o appuntamento puntuale, perché abbisogna di precise coordinate spazio-temporali. Il "rendez-vous" poetico di Libera Nasti si concretizza dunque attraverso la congiunzione, oserei dire perfetta, cronometrica, tra la sua anima e il mondo circostante. Avviene una sola volta, si avvera nel progetto poetico del libro, ma poi si eternizza, acquista valore universale.
La poesia di Libera Nasti, almeno in questo suo primo libro, non è apparentemente costruita su schemi e strutture che possano riferirsi direttamente al mondo scientifico, fisico o matematico, ambiente del suo lavoro quotidiano. Il suo linguaggio poetico è diretto, è romantico, è ricco di sentimenti ed è fortemente armonioso. Nulla a che vedere, dunque, con il linguaggio lontano e preciso di una certa connotozione scientifica. Ma sta proprio qui il senso del suo "rendez-vous": un incontro, un possibile incontro e successiva integrazione tra il suo essere, la sua anima, e il mondo esterno. Significativa a questo proposito la metafora dello specchio, utilizzata nella poesia "Olrac", la seconda della raccolta: "Olrac, dolce sentinella delle mie cure, / dolce pensiero e affanno, / tenero e pensoso il mio canto, / ma pure lugubre e affranto diviene, / se celati sono i tuoi segni e le tue parole… / … Olrac e Carlo, luce e ombra mia". E' chiaro qui che la nostra poetessa si riferisce al suo amato, Carlo, ma nello stesso tempo è l'immagine specchiata di se stessa, che diventa protagonista-oggetto della storia. Un rendez-vous tentato, realizzato, per un attimo, per un tempo indeterminato, in uno spazio preciso ma indifferente, ma poi alla fine "staccato" dal proprio cuore e dalla propria anima. Resta però nello specchio sempre vivo il riflesso di quell'"Olrac" che ora risorge e diventa esso stesso forza impulsiva e disponibile verso se stessa e verso gli altri, verso il mondo: un amore che è fiamma, che è nucleo fondamentale, che non può estinguersi e che dunque abbraccia tutto il mondo esterno di Libera.
Ne sortiscono poesie d'amore di grande intensità emotiva, basate sul ricordo che è fuoco sotto la cenere, che è plasma pronto a espandersi all'infinito, impeto sentimentale trattenuto a stento tra i versi. Momenti di vita quotidiana, gesti semplici, ricordi, nostalgie, sospiri, ripensamenti… sono questi i cardini su cui Libera Nasti realizza il suo progetto poetico, in questo libro dedicato essenzialmente al sentimento amoroso, che viene da lei esaminato sotto la lente d'ingrandimento del suo cuore e del suo talento poetico, suddividendolo in tre parti: "Innamoramento", "Poesie d'amore perduto", "Amore incompleto".
Il libro è però integrato da altre due sezioni: "Esistenziale" e "Natura", dove la nostra autrice affronta più specificatamente il senso della vita, come per esempio nella poesia "La vita", in cui ella afferma: "Valeva la pena nascere / per poi essere sicuri di morire? / Sì, per tutto ciò che c'è in mezzo! / Per quest'attimo in cui sento la vita scorrere forte in me, / nelle mie vene e nei miei tessuti."
Nella sezione "Natura", troviamo probabilmente una Libera Nasti più vicina agli argomenti di carattere scientifico di cui si è parlato prima, tanto è vero che ella affronta e descrive con eleganza e armonia strutturale elementi della "natura". Leggiamo infatti in "Luce": "Si riflette sull'acqua dei rivoli della strada, / vibra nel vento, / l'annuncia il  suono dell'uccello. / Eccola: / si apre uno scorcio ed entra la luce / la luce che abbraccia e accoglie"… E con questo verso, chiudiamo la breve riflessione sulla poetica di Libera Nasti, perché proprio qui, credo, si richiude l'infinito cerchio, o se vogliamo "specchio", del suo mondo e della sua poesia: un vedersi dentro, un anelare all'amore, quell'amore fisico già provato ma che poi si universalizza nei confronti del mondo e della natura, una continua tensione verso la speranza.

Libera Nasti, "Poetic rendez-vous", Homo Scrivens, 2016

Giuseppe Vetromile

13/6/16

Nessun commento:

Posta un commento

Il II Volume dell'Antologia "Transiti Poetici"

CIRCOLO DELLE VOCI, Vol. I°

"Gusti di...versi", Ristorante Albergo dei Baroni, Sant'Anastasia (Na), 13 marzo 2015

La mostra "Il respiro della materia / I colori dell’anima"

Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"