Antonietta Gnerre, non solo scrittrice e poetessa di grande levatura nazionale, nonché presidente e organizzatrice del prestigioso Premio Prata, si rivela anche ottima favolista.
La ritroviamo dunque qui, in questa sua breve ma intensa favola, ricca di morale, piacevole da leggere anche per gli adulti, dal titolo "La storia di Pilli", Edizioni Scuderi di Avellino.
Riportiamo qui di seguito l'introduzione e scheda del libro a cura di
Gianni Maritati, Vice Caporedattore del TG1:
Non c’è niente di più vero delle
favole. E la favola del volpacchiotto Pilli, scritta con sagacia e passione da
Antonietta Gnerre, lo conferma. Già il nome del nostro piccolo eroe è un
riflesso di questa certezza: è preso dal cognome di un’antica casata toscana.
Signori del contado fiorentino, i Pilli vantano un capostipite che fu fatto
cavaliere nientemeno che da Carlo Magno, ai tempi del Sacro Romano Impero. La
loro memoria genealogica, dunque, appartiene ai secoli che vanno via come
granelli di sabbia nella clessidra della Storia…
Con il suo aulico nome, il
volpacchiotto Pilli rievoca sì un glorioso passato eppure in questa favola
guarda anche ad un futuro che vorrebbe altrettanto radioso. Ma non può. Tanti
ostacoli mettono a dura prova la sua crescita e il suo rapporto con il mondo:
le canzonature dei compagni di scuola, i pregiudizi, le convenzioni… Finché
Pilli trova la forza di reagire. La trova nello studio della musica, la sua
grande passione.
In un mondo magico e
immaginario, quello delle favole, l’eroe ci viene incontro per dirci che c’è
sempre un orizzonte più grande al di là delle nostre lacrime, un sole più
splendente al di là del nostro dolore. Le favole ci insegnano che dobbiamo
avere la forza e la voglia di reagire, di emergere al di sopra del grigiore che
ci circonda e di trovare il colore giusto da dare alla nostra vita, di
conquistare ogni giorno la pace interiore. Quella pace, capace di cambiare il
mondo.
E così Pilli, in attesa di un
sogno, fa la differenza. Le favole sono vere proprio per questo."
Aggiungiamo, per concludere, qualche riflessione della stessa autrice:
Le favole insegnano a superare gli ostacoli della vita, le paure, le
insicurezze, le ingiustizie. Il volpacchiotto Pilli, nel suo percorso di
crescita e di maturazione, affronta tante difficoltà e combatte, prima di
tutto, con l’insicurezza di sapere che sbaglia a prescindere.
È profondamente deluso dal suo aspetto,
dalla sua coda enorme e a forma di palla. È triste perché gli amici lo prendono
in giro. È infelice perché non riesce a concentrarsi nello studio della musica
delle foglie. Poi un giorno trova la forza di parlare con il suo maestro, che è
la volpe più vecchia del paese. Scopre, con grande meraviglia, che c’è una
possibilità (la speranza) di riappropriarsi della sua vita. Il maestro indica a
Pilli di contemplare l’aquila della storia, la saggezza. Pilli un giorno la
sogna e comprende che deve superare le sue paure con forza e determinazione. Il
volpacchiotto percepisce che, impegnandosi nello studio dei suoni, ce la può
fare “Perché tutti hanno il diritto e a volte anche il dovere di migliorare la
propria esistenza”. Tutto cambia “Perché diventare migliori non è una cosa
impossibile”.
Oltre a questi messaggi di riscatto ce n’è
un altro tra le righe, quello della pace tra tutti gli animali. Grazie a Pilli
tutti gli abitanti del bosco comprenderanno che si può vivere insieme senza
farsi del male, senza mobbizzare gli altri e senza discriminarli per i loro
handicap fisici, ma valorizzando e armonizzando le differenze e i talenti di
tutti.
Le favole, come le fiabe, sono rivolte a
tutti. Ci mettono davanti a delle prove che i personaggi devono affrontare e
superare, come nella vita. Insegnano ad essere forti e a non perdere mai di
vista la speranza, la verità.
G.V.
13/6/19
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