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Buona lettura e buona consultazione.

lunedì 22 settembre 2014

"Alessia", di Raffaele Piazza

La poesia creatrice riesce a modellare, a plasmare dal nulla, o quanto meno da un mondo di idee e di forti impressioni intime proposte dal cuore e subito dopo messe in ordine dalla mente razionale, materia viva, figurazioni e personaggi verosimilmente reali e possibilmente esistenti. Qui non si tratta di memoria né di recupero sentimentale attingendo nell'ampio canestro dei ricordi familiari o della storia, almeno è quello che ritengo personalmente, non conoscendo nella profondità e nella intimità amicale la persona Raffaele Piazza, ma posso affermare senza timore di essere smentito che l'opera del nostro poeta, questa recente raccolta, è frutto esclusivo della sua eccelsa creatività artistica, anche se egli possa aver attinto, in minima o in larga parte, a episodi vaghi della sua sfera familiare, ristrutturati e riadattati al suo codice e alla sua struttura poetica.
Alessia, dunque, è il nucleo centrale di questo lavoro poetico, che Raffaele Piazza presenta in formato e-book per le edizioni "Associazione Salotto Culturale Rosso Venexiano", con una dotta ed esemplare prefazione dell'insigne Antonio Spagnuolo, e alcune interessanti note critiche, in chiusura, di altrettanti illustri letterati. Si tratta di un lungo poemetto costituito da 70 brani poetici il cui titolo è riferito ad "Alessia" con relativa oggettivazione che si diversifica ogni volta. Abbiamo così ad esempio "Alessia e la tela", "Alessia a Capri", "Alessia al fiume" e così via. Il lettore non si spaventi e non si disorienti di fronte ad una apparente monotonia o martellante insistenza sul titolo ripetitivo delle poesie, che potrebbe far pensare erroneamente ad una lunga e ossessiva reiterazione di uno stesso corpo poetico espresso con alcune e poco significative varianti. In effetti non è così. Alessia è, al contrario, una storia dinamica, viva, reale e verosimile nella sua raffigurazione, e le singole poesie, che d'altra parte vivono di un proprio senso compiuto, tanto da poter essere estrapolate ognuna dall'intera raccolta senza perdere né la forza espressiva né l'intensità del contenuto, costituiscono un corpo omogeneo e nello stesso tempo rappresentano i tasselli compiuti di un grande mosaico, dove l'amore, l'innocenza, l'apparenza, l'omaggio, la passione e anche l'erotismo, si concentrano nel personaggio "Alessia". Non è quindi mai esaustiva, la poesia di Raffaele Piazza in questa sua robusta silloge, "Alessia", nel senso che l'autore potrebbe benissimo aggiungere altri tasselli al grande mosaico senza timore di renderlo, il mosaico poetico, sfrangiato agli orli, per così dire, o addirittura nebbioso ai confini. Del resto è lo stesso Piazza a reiterare, in più di un brano poetico, il termine "infinitamente Alessia", come se volesse prolungare all'infinito la trama e l'ordito poetico che con sofferenza, ispirazione e passione letteraria, ha tessuto.
Ma bastano le poesie inserite nella raccolta a dare un quadro completo del progetto poematico di Raffaele Piazza. In Alessia, creatura costruita a bella posta o effettivamente esistita nella realtà (ma questo poco importa ai fini di una seppur minima riflessione sull'intero testo), il poeta-Piazza concentra tutta la sua storia, tutta la sua prorompente sensibilità e fisicità, in mille sfaccettature quotidiane, in mille immagini e situazioni dalle più usuali agli spigoli più complessi di una psicologia profonda e arguta. Molte delle poesie hanno una sorta di collocazione temporale: "E' il 1984, scivola l'auto nel Parco Virgiliano e ci sarà raccolto." Ma è una collocazione temporale complessa, ricca di echi sottintesi, rimandi e puntini sospensivi: quell'auto che scivola, quella "127" che costeggia una scia di strada (in un'altra poesia), e quel ripetitivo "ci sarà raccolto" pure espresso con insistenza in altre parti del libro, sta ad intendere un tentativo di conclusione materiale, volutamente calato in un contesto normale, cittadino, quotidiano, di una vicenda che per sua natura tende alla dissipazione, alla dimenticanza, allo straniamento. Piazza non vuol perdere quanto ha costruito, nei minimi dettagli: la storia di Alessia, storia che vuol fare sua, e impone, liricamente, passi minimi, elementari, ma fortemente evocativi, come appunto la 127 che costeggia una scia di strada. E poi un altro elemento che sembra estraneo a tutto il discorso di Piazza: quegli uccelli, quei gabbiani, quelle rondini, che in molti brani, alla fine, urlano: "Attenzione!", è secondo me da sottolineare in modo particolare. Perché sono volatili, e non altre creature, che ammoniscono Alessia con quell'avvertimento inaspettato, inusitato: "Attenzione!"; gli uccelli infatti hanno il dono del volo, possono ergersi al di sopra della superficie della terra, guardare dall'alto con prospettive più ampie! Ecco dunque quell'avvertimento, come a dire che le cose umane e terrene che investono e avviluppano Alessia e la sua storia di fanciulla-donna-amante, sono in qualche modo caduche, corruttibili, degradabili. E quindi l'amore, i sentimenti, le passioni, i comportamenti, le abitudini e le apparenze, devono essere vissute e godute appieno, perché poi, "attenzione!", transitano ineluttabilmente!
Vorrei concludere questa breve e sicuramente incompleta riflessione sul recente ottimo lavoro dell'amico Raffaele Piazza, "Alessia", considerando l'alto valore della sua personalissima e colta scrittura poetica, una scrittura apparentemente pacata, discorsiva, ma dotata di notevole intensità esplicativa e comunicativa. C'è dell'amaro, frequentemente, nei versi di Raffaele Piazza, a volte anche punte di sarcasmo e di ironia, ma la bellezza e l'incanto, l'innocenza e la passione amorosa della ragazza-Alessia, prevalgono, come un sole che illumina il paesaggio dopo un lungo grigiore. Raffaele Piazza nei suoi versi è affabulante, quasi magico, e riesce a tenere il lettore in una piacevole sospensione emotiva, con salti improvvisi da un quadro all'altro e con termini sinestetici veramente efficaci (biancovestito, nerovestito...).
Raffaele Piazza, con "Alessia", si riconferma essere tra i Poeti più significativi e validi dell'attuale panorama letterario italiano.

Giuseppe Vetromile

21/9/14

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Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"