
Nel
realizzare la mia recente antologia poetica "Ifigenia siamo noi",
tutta al femminile ed ispirata al sacrificio della giovane figlia di
Agamennone, Ifigenia per l'appunto, mi sono reso conto di quanto fosse
vulcanico, prorompente, tempestoso ma nello stesso tempo dolce e delicato,
l'universo femminile, sia per quanto concerneva il tema e i vari contenuti ad
esso legato, ma sia anche per ciò riguardava la personalità stessa delle autrici,
tutte poetesse di valore e con una spiccata e forte natura femminile. Non che
gli uomini, poeti scrittori o semplici cittadini, abbiano temperamento e
comportamento più dimesso, più tranquillo, ma sono convinto che l'animo
femminile, che la donna, può essere capace di coprire tutto l'arco dei
sentimenti, dall'infernale al paradisiaco, e in breve tempo anche. Non parliamo
poi dei sacrifici, delle sopportazioni, ma anche delle manifestazioni dei
sentimenti. Purtroppo leggiamo ancora e ancora constatiamo con quanta durezza
viene trattata sovente la donna, quante violenze ella è costretta a subire
ancora da parte di una società per nulla cambiata, quando si parla di parità e
di rispetto nei confronti della donna.
Il
discorso è lungo, naturalmente, e da che mondo è mondo, purtroppo, la donna
subisce, ha subito anche nel passato, e chissà se un giorno si riuscirà con la
cultura e con l'educazione di una nuova società che abbia cancellato tabù,
preconcetti e pseudoreligioni, a raggiungere il perfetto e divino equilibrio
naturale tra uomo e donna, sotto tutti i punti di vista.
Ma
veniamo al libro. Ho voluto citare la mia antologia a mo' di esempio,
trattandosi di un argomento che parla del sacrificio, del sacrificio in
generale, ma soprattutto del sacrificio della donna, di tutto quello che deve
subire e sopportare nella quotidianità e nella società.
Il
libro di Manuela Minelli in qualche modo ribalta questa situazione. Non
conosciamo le motivazioni precise che hanno suggerito all'autrice di scrivere
questa raccolta di racconti, intimamente legati da un filo conduttore, da un leit-motive molto chiaro: la rivalsa
delle donne sui soprusi, anzi la rivalsa della femmina, della femminilità,
sulle ingiustizie inferte da una società ancora troppo aderente a certi schemi
precostituiti, preconfigurati e purtroppo ancora tacitamente accettati. Non
conosciamo le motivazioni, dicevo, e non sappiamo se le storie descritte
dall'autrice sono autentiche o inventate, se in qualche modo l'autrice ne è
venuta a conoscenza attraverso qualche particolare e dimenticata notizia di
cronaca. Ma non è questo il punto. Anche se le storie risultassero inventate di
sana pianta, partorite dalla prorompente creatività dell'autrice, esse sono
verosimili, plausibili, potrebbero in effetti essere storie autentiche, forse
con qualche piccola eccezione, come ad esempio il brano che si riferisce alla
piantina amorevolmente curata dal protagonista e che si trasforma in pianta
assassina, per gelosia, dimostrando così che la "qualità femmina"
appassionata, capace di tutto, può anche appartenere ad una pianta! Racconto
estremo, certo, quasi fantascientifico, ma tutto sommato anche probabile, se si
esaminano i movimenti della pianta che fa gocciolare "accidentalmente"
il suo veleno nel bicchiere di vino della rivale umana: una coincidenza strana,
terribile, grottesca, ma pur sempre una coincidenza!
Non
staremo qui naturalmente ad illustrare le tematiche, le motivazioni, le trame
di tutti i racconti, altrimenti toglieremmo al lettore il gusto di scoprirle da
solo. I racconti si fanno leggere con avidità, con curiosità, perché il lettore
è invogliato a scoprire il finale a sorpresa che già intuisce e pregusta in un
certo senso, che già in qualche modo molto vago immagina, ma resta comunque
sempre colpito e quasi meravigliato di fronte allo sfogo enorme, forse esagerato
ma sempre giustificabile, di queste "femmine" che hanno subito a
lungo e che ora esplodono veramente, liberandosi del male e delle violenze
subite. E lo fanno come dicevo in modo esagerato, ma sicuramente con una
lucidità e direi anche con un'inventiva eccezionali. Sono reazioni che alla
fine forse ci aspettiamo tutti, di fronte a tutte quelle ingiustizie, ma mai
penseremmo che possano essere così fantasiose, così sadiche anche, così divertenti
perfino, certe volte. Ogni storia ha un finale tragico, quasi logica
conseguenza del male subito da ciascuna di queste "femmine", che
certamente mai vorremmo per amiche ma solo se la nostra coscienza di uomini e
di compagni fosse anche leggermente macchiata! Perché queste femmine sanno dare
tutto, sanno sacrificarsi e sanno amare in modo totale e sanno affidarsi; ma se
poi il compagno, l'amante, l'uomo, dovesse tradirle o dovesse anche
"usarle" e sottometterle, con l'inganno e la violenza, allora sì,
bisogna starne lontano, molto lontano!
Ironia
e lucidità, amore intenso, innocenza, passione, delicatezza… queste le qualità
delle nostre femmine, qualità autentiche e sincere, ma che subito si rovesciano
nell'esatto opposto negativo quando le nostre protagoniste da troppo tempo e
troppe volte subiscono le angherie e le violenze di certi uomini.
Un
libro di racconti interessante, dunque, originale ed estremo. Ma ben scritto,
fluido, scorrevole.
Giuseppe Vetromile
Manuela Minelli, "Femmine che mai vorreste come amiche", La Vita Felice Edizioni, 2014. Prefazione di Cinzia Tani
Nessun commento:
Posta un commento