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mercoledì 28 giugno 2017

La "muta vitalità" di Ilaria Vassallo

La Poesia è tale se travolge l'intera persona quando si trova al cospetto di essa, quando il lettore, per dirla in breve, è totalmente interessato non solo dal significato complessivo del testo poetico, ma anche dai suoni che gli riecheggiano interiormente, dagli scivolamenti oltre il razionale, dall'impeto di una novità che si fa strada nella sua mente e nella sua interiorità: poesia come vera e propria opera d'arte, con la differenza (minima) che ad incantare l'osservatore-lettore sono le parole e ciò che esse veicolano, tutto il bagaglio di sensazioni-emozioni che suscitano.
Ed eccone un bell'esempio. Siamo di fronte ad una vera piacevolissima novità poetica: la voce di una giovane studentessa, Ilaria Vassallo, del nostro territorio campano (vive nel nolano), che finalmente esce, come pochi sanno fare, dai soliti schemi o codici appurati e consolidati di una poesia sentimentale e autoreferenziale, per avventurarsi su linee di confine che pur mantenendo la corposità del testo e un dettato poetico molto significativo e puntuale, dettagliato nei minimi termini come vedremo meglio fra poco, narrano e propongono aspetti e figurazioni nuove o rinnovate: tanto nel contenuto quanto nella forma, improntata ad uno stile di scrittura del tutto personale ed originale.
Leggendo il suo testo, più di una volta, mi viene in mente il realismo terminale di Guido Oldani, che come sappiamo propone una visione diversa del mondo poetico cui siamo abituati, e cioè la "delocalizzazione" del soggetto poetico rispetto all'oggetto: è quest'ultimo che diventa il protagonista del discorso poetico, e non la persona che ne parla. Ora, constatato che questa nuova corrente, o movimento poetico, pensata e fondata dal noto poeta Guido Oldani (si consulti ad esempio l'Antologia "Novecento non più", a cura di Diana Battaggia e Salvatore Contessini, La Vita Felice 2016), non può certamente esplicitarsi in pochissimi righi, e non essendo questa la sede per parlarne, resta però il fatto che Ilaria Vassallo, a mio modesto parere, in molti tratti della sua poetica ne sembra percorrere i dettami: "… cuoio di un orologio, cinturino nuovo, / sostituisce stanotte il metallo stridente, / immaginare che sia quello di tuo / nonno, irrorato di memoria" (pag. 25). E ancora: "un giorno, / in un momento, / forse in paradiso, / o nei purgatori / di diavoli pensanti, / un sasso della strada / che costeggia la campagna / mi chiederà. / ne sono certo. / com'è vivere, / come farlo al meglio, / un consiglio. / ma solo lì l'avrò ascoltato" (pag. 61).
Sono solo due esempi, ma credo che bastino per dare una sia pur minima indicazione sull'aderenza, forse inconsapevole, da parte della giovane autrice al movimento di Oldani. Ma altri tratti originali caratterizzano certamente il dettato poetico di Ilaria, e sono principalmente costituiti da una speciale e sorprendente capacità di frazionare le cose, gli oggetti e i pensieri; uno scendere ai minimi termini, fino alle singolarità oggettive, che sono trattate con distanza e distacco dall'autrice, come se non appartenessero quasi all'io narrante, pur conferendo in esse una vitalità inaspettata, una "muta vitalità", appunto!
Notiamo quindi questa "immersione" dell'autrice nelle cose di tutti i giorni, nei dettagli anche minimi che, con la forza della sua parola poetica, prendono vita quasi autonoma, narrano quasi di sé in prima persona, e l'"io" creativo della poetessa si "trasferisce" in questi frammenti di vita oggettivi, in un puzzle composito ed esteso a tutta l'esistenza. Non è un annichilirsi negativo, bensì un voler osservare al microscopio della mente e dell'arte poetica le situazioni contingenti e le conseguenti aspettative emozionali: "carte lucide di vernice, / che piego tra le dita, / stendo, / strappo, / mentre vi parlo. / carte di caramelle, / che sentono / decollare piano / il tepore / della mia inadeguatezza. / esplicita parola necessaria." (pag. 49).
Risulta ancora evidente la particolare attenzione posta dall'autrice nel concretizzare il suo progetto poetico, utilizzando uno stile di scrittura personalissimo, dichiaratamente fuori dall'usuale, ad esempio evitando i titoli per rendere più omogenea e continuativa tutta l'opera, che è divisa in quattro sezioni giusto per compartimentare la struttura complessiva, come se fossero gli atti di una commedia teatrale. E poi c'è questo io narrante al maschile: una scelta originale e oculata, che, come afferma Rita Pacilio nella sua dettagliata prefazione, "non è gioco estetico, ma squisita simbologia del confine/limite identitario dell'essere umano".
Un'Opera Prima, questa di Ilaria Vassallo, che ha senza alcun dubbio premiato la dura selezione operata da Rita Pacilio che ne dirige la Collana per conto delle Edizioni La Vita Felice. Una selezione attenta ed eseguita con grande competenza letteraria, volta a individuare nuove Voci interessanti, come appunto quella della Vassallo, in un contesto poetico nazionale molto spesso sovrabbondante per quantità ma poco significativo per qualità e originalità.
Il libro, oltre all'approfondita prefazione di Rita Pacilio, è arricchito da una postfazione di Maurizio Cucchi.
Un libro di poesie autentiche, un'autrice giovane ma già sicura di sé, determinata (e da noi incoraggiata) a proseguire il suo itinerario poetico e letterario raffinando vieppiù la propria ricerca e il proprio stile.

Ilaria Vassallo, "Una muta vitalità", La Vita Felice 2017, Collana Opera Prima diretta da Rita Pacilio. Prefazione di Rita Pacilio, postfazione di Maurizio Cucchi.

Giuseppe Vetromile

28/6/17

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Due poesie di Gerardo Pedicini

L’ombra del tempo

(per Sergio Vecchio


L’ombra del tempo

è ferma alla tua porta

e tra i rami

vigila la civetta,

cara agli dei.

Nel silenzio della notte

avanza il giorno tra le spine

e il vento rode

le vecchie mura sibarite

intrise d’acqua e di memorie.

Dorme nel profondo la palude:

il Sele discende lento fino al mare

e svuota le tombe dei sacrari.

Ora è l’antica Hera,

ora è Poseidon a indicarti il cammino.

Alla deriva del vento

il tuo passo di lucertola

è rapido volo d’uccello.

Sotto la tettoia scalpita il treno

sugli scambi e rompe le stagioni

nel vuoto delle ore.

Nel laboratorio acceso di speranze

resti tu solo a sorvegliare

il perimetro antico delle mura

mentre vesti d’incenso i tuoi ricordi

tracciando sul foglio linee d’ombra.

***

I segni della storia

(ad Angelo Noce)


Cinabro è il fuoco dei ricordi:

passano rotte di terre nella mano

e sfilano i segni della storia.

Ombre e figure

alzano templi alla memoria.

Nell’antico corso del mare

si sospende la luce del giorno.

È un sogno senza fine.

Transita il tempo da un foglio all’altro

e incide in successione

ciò che già fu, ciò che sarà

nella tenue traccia del tuo respiro.

(Gerardo Pedicini)

Il libretto "I Poeti della rosa"