"Che tu abbia
materia grezza, / che tu sia legno di zattera / e saturo di sale vada stupito /
a domandar dove andare. / Che tu non abbia ori nello sguardo, / né aquiloni
nelle braccia, / ma verità negli occhi / e grazia giù a fondo, / per le strade
delle ossa. / Che tu abbia materia grezza / e genuina essenza".
Ecco, partirei da questi versi centrali e fondamentali, sui
quali la giovane poetessa Aurora De Luca fonda la sua creatività poetica, per
riflettere brevemente su questa nuova opera dell'autrice.
In realtà l'idea di plasmare la materia grezza, in qualche
modo, per poterla poi trasformare o addirittura trasfondere in qualcosa di
esteticamente bello, non solo, ma anche in qualcosa di utile per se stessi e
per la società, che susciti vibrazioni interiori, impressioni che sommuovono la
mente e soprattutto il cuore, insomma in qualcosa di "artistico", è
sempre stato il sogno dell'uomo "creativo", che poi realizza l'opera:
un quadro, una scultura, un brano musicale, un romanzo, un'opera letteraria,
una poesia. Dalla chimica dei colori e dalla loro unione, il quadro sul grezzo
della tela; dal grezzo del marmo o del bronzo, la scultura sopraffina; dal
grezzo delle parole, unite tramite una struttura idonea e mai ripetitiva,
sempre originale, la poesia!
Conobbi Aurora De Luca in occasione di un premio letterario
importante, e poi ancora, successivamente, sempre nell'ambito di una
premiazione di un altro concorso altrettanto noto; lei era molto giovane, ma
già si distingueva dagli altri coetanei che frequentavano il difficile percorso
poetico e letterario, per il suo dire incisivo e nello stesso tempo dolce e
determinato. Il suo curriculum letterario è pertanto ben nutrito e tantissime sono
le iniziative e le pubblicazioni in cui figura.
Questa sua "Materia grezza", ultima pubblicazione
che ho avuto il piacere di leggere, primo premio Minturnae XXXIX edizione e
primo premio poesia edita al Città di Mesagne del 2016, merita un encomio
particolare per l'originalità e la schiettezza della sua voce poetica. Si
tratta di una raccolta omogenea e continua, priva di suddivisioni in sezioni o
comparti, il che conferisce all'opera la giusta compattezza e fluidità,
caratteristiche importanti in un progetto poetico di ampio respiro, dove
l'autore, o l'autrice in questo caso, tende ad esaudire e completare tutto il
suo pensiero.
E dunque Aurora De Luca parte da questa idea del grezzo,
dell'informe, del primordiale, direi quasi del disordine, per giungere, o
perlomeno tentare di giungere, a forme decise e precise di enunciati lirici, a
stati d'animo aperti all'amore e alla natura, all'uomo, a riflessioni
costruttive e positive, il tutto mediante un verso che è spronante, che è
chiaramente modulato dal cuore ed è anelito di apertura al cosmo: "Ci sono raggi di sole / nei gesti di terra e
di fango, / dietro alle nuvole. / Ci sono ovunque promesse di vendemmia, /
acini che hanno dentro il sapore / dei giorni passati, / dell'inverno bevuto
dalle radici." (da "Attimi", pag. 27).
Aurora De Luca raccoglie infatti la vitalità della natura e
la trasfonde nel proprio animo, tramite i suoi versi; raccoglie la
"materia grezza" ancora inconsapevole della propria potenzialità e la
nobilita forgiandone amore e passione su una struttura poetica consona e del
tutto aderente allo scopo: "Che noi
siamo mossi / da questa primizia euforia, / che infesti e ci invada / le membra
di carne, / che le metta a fuoco di vita, / così noi vivi, arsi e bruciati, /
ce ne andiamo ignari / camminando nell'inverno, / pieni di luce e di calore e
di fiumi odorosi. / Che ci sia in noi questa stupita euforia, / e permanga, /
sì, come montagna immobile, / nella sua respirabile seta d'aria." (da
"Seta d'aria", pag. 26).
L'amore che rinasce dalla materia grezza, primordiale, del
cosmo, si riversa dunque in un "tu" sottolineato, al quale l'autrice
sembra rivolgersi; ma è possibile che si tratti di un "riflesso",
come argutamente afferma Domenico Defelice nella sua dotta prefazione. Un
"tu", un "alter ego" sovente usato da molti poeti per
parlarsi, per riflettere su se stessi e stabilire un dialogo proficuo e
costruttivo. È quanto fa la nostra autrice in molti testi di questa sua
pregevole raccolta: "… E allora ti
lascio piccoli ciottoli / a fare da strada, / piccoli, soli, / e cadono dalle
mie tasche / senza di me, / ma se tu li segui / è da me che verrai."
(Da "È da me che verrai", pag. 37). Una ricongiunzione interiore che,
dopo aver tratto vigore e significato dalla "materia grezza", restituisce
all'autrice e ai lettori un quadro affascinante ed esaustivo del progetto
poetico della nostra giovane poetessa.
Aurora De Luca, "Materia grezza", Genesi Editrice,
Torino, 2014. Nota introduttiva di Sandro Gros-Pietro, prefazione di Domenico
Defelice, introduzione di Franco Campegiani, postfazione di Sandro Angelucci.
G. Vetromile
28/7/17
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